10.
17 x 1972
ore 17.23
A tempo - Andante - Allegro vivace -
Largo - Pianissimo. Finale a scherzo
I
Notte.
Pur scosso da brevi romori
a pensare di te mi sosrprende
il silenzio.
L'ora è propizia: raccolgo
fra i miei pensieri
i più belli
e gioco con loro.
Sento distante
attutita dal tempo una voce:
e m'immagino la tua voce.
Parlo con te fra di me.
Sbagliando ti confido nei sogni
del primo sonno imminente
le cose che il mio amore
al tuo non dice.
Ma dentro di me
io rivedo il tuo viso intento
ad ascoltarmi.
oh! prendere fra le mani
il ytuo viso,
scompigliarti i capelli
per poterlo accarezzare con forza.
Io ti vorrei ...
ma no, mi basta d'amarti.
II
Vedi i muri delle ville che ci circondano
screziati. E il verde tenace che li colora.
Vedi gli insetti instancabili che li percorrono:
quale fra di essi muore, e quale è cacciatore.
Vedi tra le foglie intricate un piccolo raggio di sole,
e uno specchio terreno che lo rimanda intorno.
Noi siamo qui, fra la vita che di noi non si cura,
inutili alla natura, ma figli pur sempre di essa.
Sono per un momento abbagliato di vita:
tu che mi stai accanto e posi il tuo capo
sulla mia spalla ... sei come lontana:
qui nel seno della madre nostra ho visto
la sua morte vicina. Ma è breve il pensiero:
come è breve ogni senso di morte. Ritorna
a te la mia mente, a te il mio corpo desideroso.
Viviamo ed amiamo, ma vanamente? Non so
figurarmi altro modo d'amarti: felice
io sono d'averti vicina e di poterti toccare.
Sei tu la vita: che importa se il mondo muore,
che importa se intorno a noi si fa strada
la desolazione degli spiriti? Finché noi vorremo
amarci, vivremo. Quando la morte verrà
tu e io saremo pronti a riceverla.
III
Scendiamo
sul greto del fiume!
Quanti fiori ha lasciato l'inverno.
Io mi siedo su questa pietra
e tu sulle mie ginocchia.
Parliamo di niente.
Il tempo si ferma per noi:
la sera, la notte
il giorno seguente
ci troveranno ancora qui
vicini, come statue d'amore.
Ora camminiamo
per mano,
fra i sassi e le piante
che spuntano miracolose
dalla umida terra.
Indichiamo col dito gli uccelli
e poi ci guardiamo ridendo.
L'acqua è lontana
ma si sente prepotente la sua voce.
Noi dobbiamo gridare:
e le nostre grida divengono gioia.
Mai come ora ho capito d'amarti:
mai come ora ho voglia d'amarti.
Tu mi guardi,
comprendi,
ti scosti timorosa
e m'inviti.
Nella nostra casa di erba e di terra
viene Amore a trovarci.
IV
Improvvisamente la paura.
Mille domande, mille dubbi
mi portabo via.
Fu un tempo che Amore in me
era senza pensieri.
Era giovane allora
e gli pareva facile
il viver del mondo.
Era gaio, giocoso,
niente gli importava degli altri.
Pensava solo per sé.
... quando pensava ...
Ecco l'Amore è cresciuto:
conosce i dolori e le gioie
d'un'età più matura,
ma certo più bella.
E' sicuro di sé
ogni giorno mai sempre.
E allora perché
questa paura
improvvisa?
perché domandare?
o esser dubbiosi?
Io
tu amo,
ti adoro,
ti voglio.
Sono questi i miei dubbi
e le mie domande.
Volerti di più.
Sei tu il mio guaio, huplokame
piccola dai bei capelli.
Come può l'infelice mortale
esser sordo al richiamo di Cipride.
Come si può resistere
alla tua innocenza.
Guardo i tuoi occhi,
guardo il tuo viso dolce,
mite il tuo sorriso,
perfetta la tua sembianza.
Forse ti amo. Non so.
So che mi è caro pensarti:
riflesso
nel tuo dolcissimo sguardo
vedo me stesso fuggire.
11 marzo 1975 ore 20.01
Gli è proprio ganzo quest'amor serale,
un po' così, magari improvvisato:
solito posto, sai, non è speciale,
ma se ci provi è ben organizzato.
Appena arrivi, da quell'altro lato,
un gran siepone tutto floreale
e dalla parte tua uno steccato
un po' rientrante ... per non farti male.
E' lì che ci si mette a far l'amore
se gli è un po' buio e non ci passa gente.
E' lì che noi si passano le ore
a divertirci, se si può. E niente
per noi è più bello di quel pezzettino
di terra, a Fiesole, in via del Palmerino.
FREEZER
Ora che anche tu hai preso
la strada dei monti
son rimasto io solo
a difendere i miei amori.
Vita che passa e non torna.
Tematiche vecchie, problematiche nuove.
Siamo come frigoriferi, ostinati
nella nostra memoria-freezer
a meno diciotto gradi.
ore 21.45
8 vii 1976
Io vorrei morire.
Mi lasciava piangendo
e diceva:
"Quanto soffriamo Saffo.
Vado via e non voglio."
E io: "Va' pure, dicevo,
sii felice e pensami."
Ti ho amata, tu sai quanto.
E se non sai, ricordati almeno
- feroce è l'oblio -
le tenere cose e belle
godute insieme.
La rosa, la viola e la salvia
a ghirlanda ti ponevi sul capo
e sul tuo collo ancora ghirlande
di primavera intrecciavi
e di profumi,
vicino a me.
E tutto il corpo tuo
ungevi di fiori
e di essenze regali,
e sui morbidi letti
ti desideravano le compagne.
Non danza, non festa, non canto
senza di noi.
Vuoto è il bosco,
ora.
Elaborazione da Saffo 95 D
Quando i tuoi occhi
belli
persi nell'orizzonte
guarderanno senza vedere
io vi sarò.
Quando nel buio della notte
immensa
ruberai al tuo sonno pochi momenti
e, libera, volerà la tua mente
io vi sarò.
Quando tra i tuoi ricordi
preziosi
per un'impalpabile briciola del tempo
rivivrai questi anni
io vi sarò.
Dietro ai tuoi giorni
felici
dietro le ore d'amore
nell'ultimo angolo della tua vita
io vi sarò.
19.V.1976
ore 2.08
(rielaborazione)
La notte amorosa ricopre
di sé la sua terra.
Nasce Amore fra gli uomini
dolcemente.
Ognuno posa il suo viso
sul petto dell'altro e sogna.
Carezzano lievi le mani altri corpi,
non me, che solo ripasso
coi nudi pensieri i giorni lontani.
Retorica dei ricordi.
Spogliato di tutto rimane il mio cuore
con la sua sofferenza.
Strano amore, strano alla mia mente.
Maledico il tuo amore,
ma non so non pensarti.
In principio era il verbo e presso Dio
lui se ne stava in pace, anzi 'sto verbo
diciamo francamente che era Dio.
Tutte le cose fur, con gran riserbo,
fatte per mezzo suo, e ben cred'io,
che se non c'era lui il mondo acerbo
se ne sarebbe stato ancor, per dio!,
chissà quant'altri secoli. Il verbo
aveva in sé la vita e questa vita
per gli uomini miserrimi era luce,
che sola a lor per questo era gradita:
e nelle tenebre, ov'è che mai riluce,
essa splendeva pur, mai assopita
luce, che in porto salvi ci conduce.
16 ii 1973
ore 16.30
Dolce tu sei. Bellissima
ti muovi fra le altre donne mia.
Come si può non amarti,
e come non dirlo?
Nulla tu temi e fragile
pure ti mostri a me:
la tua serenità è vita
eternamente presente nella mia mente.
Cattive parole ignobili:
tu mi hai gettato
e io ti amo di più.
36.
22 ui 1973
ore 23.16
Ragazza alla finestra in sera estiva,
frammento di beltà, lode all'amore.
Passavano ragazzi per la via,
fuori s'udiva lontano un canto
di cose amare. Forse era di morte.
Ma tu sorridi e non ti prendi cura,
se non di qualche audace complimento
che ti lancia il passante.
Ecco. Di me. Non più.
67.
25.VI.1076
ore 5.49
A M.
Il confine è uno steccato dipinto di fresco
fra due solchi fumanti di terra arata.
* * *
Mondo senza sole con altre stelle,
parole di colori che s'intrecciano
nel cielo rosso
sanguigno.
Qui la mia giovinezza,
qui i miei anni più puri
ho speso.
Fuggivo la realtà terribile
su navi di sogni
con colture idroponiche.
In silenzio con studiata lentezza,
frutto di lontane esperienze,
vedevo muoversi uomini e donne
sicuri.
Ah, essere come loro! e morire
nell'oggi per risorgere nel domani.
Qualcun altro fuggìin questo modo,
e guida ancora gli animi questa fuga.
Ma il confine è uno steccato dipinto di fresco,
fra la nebbia del mattino e il fumo della terra.
***
Vennero in pochi. Credevano
di trovare l'amore e la pace.
Furono uccisi senza sapere del primo contatto.
Mi pesa questa gravità,
quest'atmosfera opprimente
e così limitata. Ora, nell'alba
di giugno ritrovo il mio senso,
la mia qualità di uomo.
Anche così stringendoti, amandoti,
so di fuggire: vedendo il tuo viso
che fruga nel mio capisco la nostra
lontananza,
come mondi diversi sotto stelle diverse.
Tu non hai colpa, né io ...
è la nostra umanità la nostra tragedia.
Il confine, il maledetto confine
che si alza solitario in terre
devastate dai gas.
***
E' tempo. L'ora della morte
si avvicina e verrà pur rimanendo vivi.
A quel punto non serviranno musei,
né spartiti, né rampe di lancio:
solo un picolo uomo
che salti lo steccato
e ci salverà.
Ma egli non sa di saltare,
non sa di essere così importante.
E noi ci vediamo morire, impotenti,
piangendo, non abbiamo più gambe
per passare il confine,
un piccolo confine, un esile velo
fra il nulla ed il nulla.
Torna, Poesia,
riprendimi
tra le tue braccia
amorose,
poiché in Te
sola
trovo
consolazione.